La montagna di fronte di Rosaria Patrone
Ogni mattina scosto le tende, sapendo che la montagna di fronte è lì imponente, solenne, quasi incombente.
Da qualche giorno, però, mentre indugio dietro al vetro per intercettare lungo le sue coste le avvisaglie della primavera, fulmineo si insinua il pensiero che presto andrò via da qui, ed è allora che i suoi contorni, come per incanto, sfumano sotto una nebbia spessa, calata dalla vetta.
Resto a fissare quell’assenza come farebbe un pittore che, cosparsa con la cementite la tela di un suo dipinto, cerca di rintracciare sulla trama sbiancata la memoria di una vecchia pennellata, da cui ripartire per un progetto nuovo.
Che non avrei potuto portarla con me, lo avevo sempre saputo, come sapevo che prima o poi me ne sarei andata da qui, dove ero arrivata cinque anni prima, dal centro storico del paese.
L’appartamento era nuovo, lo avevo arredato con gusto, ma il pezzo forte della casa restava la montagna di fronte.
Era stata testimone del sentimento di solitudine che aveva preso residenza tra queste mura con il mio arrivo, e che neppure il rientro a fine settimana alterni del mio compagno trasfertista era riuscito a mitigare.
Credo abbia capito quasi subito, osservando la mia quotidianità da una prospettiva privilegiata, quale fragilità insidiasse la mia vita di coppia.
E ora mi rimprovera per aver lasciato che un’inerzia ingiustificata si sostituisse alla mia ben nota determinazione, impedendomi di intercettarla in tempo, quella fragilità. Continua a leggere →